Recensioni Album: "Man of the Woods" di Justin Timberlake

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Sono già passati ben cinque anni da quando Justin Timberlake aveva pubblicato il suo doppio album "The 20/20 Experience" dimostrando ancora una volta di aver raggiunto una certa maturità. Da lì si è susseguito un lungo periodo di inattività, fatta eccezione per la mega hit "Can't Stop the Feeling" che gli permise di scalare le classifiche di tutto il mondo, compreso il prestigioso palco degli Oscar.

Il silenzio è stato rotto circa precisamente solo un mese fa con una sorta di di trailer che lo mostrava tra le boscaglie, le balle di fieno ed in mezzo ai cavalli. Ma già si era capito che mancava ben poco al suo suo ritorno, da diversi mesi circolavano rumors riguardanti al progetto, per non parlare dell'annuncio ufficiale che dava per certo al 100% la sua performance durante l'Halftime Show del Super Bowl.

Dopo alle diverse trasformazioni che abbiamo assistito nell'ultimo periodo da parte di Lady Gaga, Kesha e Miley Cyrus, si pensava che anche per Timberlake fosse arrivato il momento di rilasciare il suo disco "tradizionale" che tagliava qualsiasi legame con il passato da cattivo ragazzo. Ma per fortuna non è andata completamente cosi. Nonostante nella sua nuova fatica discografica "Man Of The Woods" vengano recuperate le origini della sua città natale del Tennessee e si menzioni l'importanza della sua famiglia che lo ha inspirato in questi ultimi anni, restano ancora intatti i sound electro-funk e R&B che hanno sempre delineato il suo stile. In poche parole una sorta di connubio tra presente e passato, e questo lo si può già notare guardando attentamente la copertina: circondata da una cornice arancio, vi è un'immagine divisa in due da uno squarcio, in alto vediamo il Justin adulto indossare un completo elegante, mentre la parte sotto, dal busto in giù, mostra il giovane Justin in jeans e camicia.




Oltre al suo, nell'album possiamo intravedere i nomi di: Danja, Larrance Dopson, Jerome "J-Roc" Harmon, Eric Hudson, Elliott Ives, Rob Knox, e degli amici di vecchia data Pharrell Williams e Chad Hugo, dei The Neptunes, che non apparivano in un suo album dagli esordi di "Justified". E come da tradizione, non manca il suo mentore per eccellenza Timbaland, che lo ha sempre accompagnato nelle sue ere discografiche precedenti.

Dopo questa premessa vediamo cosa ha da offrirci il disco, definito da lui stesso "molto personale".

1. "Filthy"

Ad aprire le danze in grande stile, è la contagiosa e futuristica "Filthy", il primo e vero proprio assaggio di questa era discografica. Un pezzo del tutto da ballare ad alto volume (come viene indicato nell'apposita copertina) che ci riporta grazie alla sofisticata produzione curata dal genio Danja, ai grandi tempi di "FutureSex/LoveStoned". Nonostante le sonorità robotiche e i forti groove sintetici lo rendano il meno rappresentativo dell'intero progetto, il lead single può essere considerato sicuramente come uno dei pezzi migliori, specialmente grazie all'intro antemico del tutto rock e alla voce sottile e sensuale, che gli danno quel tocco decisivo in più.


2. "Midnight Summer Jam".

Anche la seguente traccia è molto movimentata, ma è del tutto diversa rispetto alla precedente, specialmente in termini di sound. La protagonista indiscussa in questa super-catchy "Midnight Summer Jam" è una strumentazione decisamente ricca: si danza a ritmo di eleganti armoniche, chitarre, banjo ed archi. Timberlake con il supporto dei The Neptunes, ci riporta indietro ai tempi della sua gioventù nel bel mezzo di un party sfrenato tra le praterie incontaminate del Tennessee. Un vero inno alla spensieratezza e alla mondanità ideato ad hoc per gli amanti della notte e del divertimento. Justin ricalca a pieno il suo stile, omaggiando Michael Jackson e Prince, per offrirci 5 minuti di pura goduria per le nostre orecchie. Senza orma di dubbio uno dei punti alti del disco.

3. "Sauce"

Dopo un brano da 10 e lode, il livello di qualità inizia un pochino ad incrinarsi con questa "Sauce" un po' caotica da batterie e forti riff di chitarra dai richiami anni 70 e 80. Il brano comunque non è da considerasi il peggiore e riesce a farsi distinguere grazie al suo testo molto bollente e ricco di riferimenti sessuali. La prima strofa del ritornello infatti non passa inosservato non appena si sente "I love your pink, you like my purple", non è da meno il modo in cui viene pronunciato "new details" che suona molto come "nudie tales". Che dire, un Justin Timberlake sconcio come non lo avevamo mai visto prima! 


4. "Man of the Woods"

Sonorità Doo-Wop calzanti, ritmi di chitarra gioiosi che ci riportano indietro ai tempi di "Walk on the Wild Side". Accompagnata da un video musicale che vede Timberlake camminare per le foreste e saltellare tra una baita e l'altra, la title-track, come già s'intuiva, rappresenta il concept dell'intero disco. Infatti nel testo JT esprime fiero di sé, l'orgoglio delle sue radici, della sua amata Tennessee e della sua moglie, l'attrice Jessica Biel, (che qui nell'album presta anche la sua voce nei background vocals di alcune tracce). Il brano nonostante non sia particolarmente incisivo, stranamente, presenta qualche particolarità: un bridge impreziosito da cori melodici e bassi accattivanti.



5. "Higher, Higher"


Dopo due filler, ecco che arriviamo, fortunatamente, ad un'altro punto di spicco. Questa vintage "Higher, Highter" tira fuori lo charm R&B di cui JT ne è particolarmente dotato per regalarci uno dei movimenti più raffinati e singolari del disco. Sfoderando il suo percettibile, dolce e melodico falsetto, JT ci racconta di come l'amore ebbe avuto la meglio sulla fama facendo cadere la cara Jessica Biel tra le sue teneri braccia. Questo brano ha tutte le carte in regola per sfondare, non solo per la sua straordinaria rapidità di conquistare l'ascoltatore, ma anche per il suo ritmo che si alterna tra lento-veloce, per il suo ritornello e bridge che si presentano molto catchy e per la classe che caratterizza l'intro e il refrain. Insomma, tutti i prerequisiti necessari non mancano! Sarebbe un vero peccato non sceglierlo come singolo.

6. "Wave"

Con questa "Wave" Justin tenta di farci già sentire il forte sapore e le vibrazione dell'estate, ancora purtroppo lontana, con chitarre e sonorità raggae frizzanti ed allegre. Ma peccato che il tutto sembri un jingle adatto per uno spot pubblicitario per un resort. Un testo assolutamente banale, nemmeno la produzione dei The Neptunes salva la situazione, sicuramente una delle tracce meno riuscite. Meglio proseguire!

7. "Supplies"

Per fortuna i The Neptunes fanno centro con un ritmo pulsante e ricco di strumentazioni a corde che regala un'atmosfera decisamente dark da vero film apocalittico a "Supplies", il secondo singolo promozionale.
Testualmente parlando, la traccia si presenta molto romantica, e vede Timberalke indossare la sua veste da eroe per dichiarare al suo vero amore che: in un mondo sull'orlo della fine, resterà la sua fonte di risorse e l'unico uomo a rimanere con la testa sulle spalle.
A dar quel tocco in più di carattere è il bridge che si rivela un vero punto di svolta: il downbeat svanisce per lasciare spazio al canto di JT e alle chitarre. Ed è così che "Supplies" viene promossa a pieni voti, seppur vede Timberlalke inseguire le mode del momento piuttosto che rimanere fiero a sé stesso.


8. "Morning Light" (featuring Alicia Keys)

La prima collaborazione che incontriamo nel disco è quella con la star dell'R&B e Soul Alicia Keys sulle note di "Morning Light" e che dire, "a volte ritornano"! I due avevano già collaborato ed era il lontano 2002 nel remix di "How Come You Don't Call Me" (anch'esso prodotto dai The Neptunes).
Purtroppo questa volta l'accoppiata delude parecchio le aspettative, il pezzo si lascia ascoltare ed è molto rilassante, ma a lungo andare diventa monotono e alla fine non lascia nulla, poiché le potenzialità delle due voci non vengono per niente sfruttate, é come se questa canzone fosse stata incisa occasionalmente senza uno scopo ben preciso su cui focalizzarsi. Non ci sono punti di svolta, le emozioni che trasmettono sono poche, niente drammaticità, niente pathos, solo melenso e puro romanticismo già risentito in altre mille e mille canzoni, una vera occasione mancata.

9. "Say Something" (featuring Chris Stapleton)

La situazione migliora notevolmente con la traccia #9, ovvero il terzo assaggio del progetto, stiamo parlando della ballad "Say Something" che vede la partecipazione della stella del country americano Chris Stapleton. Anche se questa è la loro prima collaborazione ufficiale, i due avevano avuto modo già di conoscersi e di condividere il palco durante i Country Music Awards del 2015.
Soave, melodica, un perfetto connubio tra venature country e piccoli elementi pop ed electro, la vera e pura rivendicazione del Tennessee. Le due voci che s'amalgamano con le sole sonorità di chitarre è assolutamente una vera squisitezza per le orecchie. Inoltre a dar quel tono in più ci sono altri elementi gospel, jazz e soul. Non c'è da stupirsi se è stato uno dei singoli ad aver maggior presa sul pubblico.


10-11. "Hers (Interlude)"/"Flannel"

Segue un interludio che vede come protagonista la voce di Jessica Biel che esprime i suoi sentimenti per JT accompagnata da un pianoforte e da sonorità acustiche e orchestrali. Uno stupendo segmento musicale sprecato per la peggior traccia dell'album. Ebbene sì questa super sdolcinata "Flannel" è il punto più critico, nemmeno i vivaci vocalizzi e il falsetto di JT riesce a farci risparmiare dalla sonnolenza che sta in agguato a bussare alla nostra porta non appena si ascolta il primo ritornello.
Ma al punto 3.25, ecco che succede qualcosa di altrettanto anomalo: non appena la chitarra si zittisce, veniamo avvolti da atmosfere oniriche e sonorità quasi surreali, che richiamano in un certo senso Arca. In questa fase di "trance" sentiamo una sorta di monologo di Jessica Biel. Cosa alquanto strana e insensata direi, ma andiamo avanti.

12. "Montana"

Su questa spumeggiante mid-tempo dalle sfumature disco anni 70, JT ci racconta come ci si sente essere innamorati e l'impossibilità di vivere ed andare avanti senza l'anima gemella.
Ricorda a tratti per il suo mood danzereccio la mega hit "Get Lucky", dove Pharrell, (guarda a caso) ne aveva fatto parte come featured artist. Nonostante non abbia niente di eccezionale, riesce a coinvolgerti al primo secondo per il suo ritmo coinvolgente e si dimostra sicuramente la migliore rispetto ad altre qui contenute.

13. "Breeze Off the Pond"

Segue un po' lo stesso filone anche la seguente "Brezze Off the Pond", dove vediamo Justin fortemente ispirato dalla natura. Sonorità di chitarra che si uniscono ancora una volta a forti richiami disco per offrici qualche momento rilassante e delicato.  Ben riuscita, anche se non si riesce a capire la necessità, visto che è quasi uguale alla precedente e rende il tutto un po' piatto e monotono.

14. "Livin' Off the Land"

Il tutto inizia ad animarsi ed assumere carattere con la seguente traccia "Livin' Off the Land". JT con questa ode spensierata dedicate alle praterie e alla natura immensa della sua terra madre, trova la forza e la sicurezza di andare avanti e di dare il meglio contro le avversità, nel ritornello infatti intona: "I'm just a man doing the best that I can/Saint or a sinner, the loser can be a winner with a plan /When you're living off the land". Dopo tanto romanticismo finalmente, un discreto inno empowering.

15. "The Hard Stuff"

Ecco che rispunta la ballad acustica allegra e sdolcinata dedicata all'amante (ovviamente a Jessica Biel in questo caso) nel momento del cosiddetto grande passo. JT promette di assumersi tutte le sue responsabilità e che nel bene o nel male tutto andrà per il meglio. Insomma un concept piuttosto
banale, una cosa del genere la si può aspettare da un Ed Sheeran, e poi, non bastava già "Flannell"?
Mi duole molto a dire che ci troviamo difronte all'ennesima filler, la classica canzone da suonare durante un matrimonio, nulla di più, e non fa altro che rendere il tutto più pesante.

16. "Young Man"

Dopo tanta fatica finalmente eccoci arrivati all'ultima traccia di questo lungo percorso caratterizzato da alti e bassi. Dopo una serie di melodie sdolcinate dedicate alla cara Jessica Biel che dichiaravano con tanto orgoglio di essere diventato un bravo marito, ora è arrivato il momento del suo caro primogenito, Silas nato nel 2015, e di rivendicare la sua gioia di essere diventato padre. Non per pura casualità, il titolo del disco prende proprio spunto dal nome del figlio, infatti Silas, significa proprio "dalla foresta". In questa mid-tempo suonata da chitarre, JT augura al proprio figlio di avere una vita felice e gli offre una serie di consigli utili per il futuro. Insomma se l'inizio era tutto lussureggiante e robotico, il finale è decisamente l'opposto e questo ci lascia un po' perplessi.




Tirando le somme, "Man Of the Woods" è il disco più personale di Justin Timberlake, poiché è il suo primo album che lo vede sia nel ruolo di padre sia in quello di marito. Non è un disco da buttare, ma neanche da elogiare ai massimi livelli poiché: innanzitutto prevale la discontinuità, nonostante inizi in modo fluido, riesca a coinvolgerti e si noti un grande impegno, a lungo andare si inizia a percepire una certa noia e pesantezza, non si sa per quale motivo, forse per sentirsi obbligato a mostrarsi un artista "impegnato" e con un'"anima", il tutto si rallenta, è come stare bloccati in una lunga coda in un mezzo ad un ingorgo nel traffico e per questo è impossibile riuscirlo ad ascoltare per intero una volta sola. Da penalizzare la presenza di troppe tracce che servono solo per far numero e che mettono in discussione la qualità, continuità e la omogeneità del progetto.

Ovviamente dal punto di vista vocale Timberlake non delude affatto, tante tessiture e stili che meritano di essere considerati, la delusione sta appunto dai The Neptunes, che arrivati ad un certo punto, sembrano di aver esaurito le idee e continuano a proporre la solite melodie e produzioni, da appiattire il tutto. Inoltre c'è da aggiungere che domina la confusione più totale e non è ben chiaro quale direzione artistica sia stata decisa di intraprendere, poiché in alcuni pezzi viene messo in evidenza il lato sexy e selvaggio (Filthy, Sauce, Wave, Montana, Midnight Summer Jam) ed in altri il suo lato più romantico da uomo/padre maturo (Fannel, Supplies, Young Man, Hard Stuff, Higher Higher). Assolutamente non all'altezza dei lavori precedenti, con 15 anni di carriera alle spalle senza aver mancato il bersaglio e dopo 5 anni di silenzio ci si aspettava un tantino di più. Questo è purtroppo lo svantaggio per gli artisti tuttofare che sono abituati a tornare dopo tanto tempo sulle scene poiché ambiscono di lasciare il segno in tanti altri ambienti e non solo in quello musicale (come proprio nel suo caso).

Che dire, c'è chi dopo il matrimonio ed aver dato vita al primo figlio, ha trovato la propria e vera benedizione, per esempio lo è stato per Madonna con il celebre "Ray Of Light" e anche per Beyoncé con il tanto innovativo visual album, mentre in altri, già si sente il peso del tempo che progredisce e la creatività e la voglia che inizia a vacillare perché vi è l'esigenza di spendere le proprie energie in altro ed insorge il dannato pensiero "ormai ho già dato."




VALUTAZIONE DA PARTE DELLO STAFF:

65/100



Che cosa ne pensate di questo disco? Siete d'accordo con la nostra recensione? Grazie per averci letto alla prossima.


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